Fatigue da abbonamenti: l’economia del “tutto in abbonamento” mette a rischio le finanze domestiche. L’unica soluzione è l’open banking e l’ai per riprendere il controllo

Fatigue da abbonamenti: l’economia del “tutto in abbonamento” mette a rischio le finanze domestiche. L’unica soluzione è l’open banking e l’ai per riprendere il controllo

L’economia dell’abbonamento (subscription economy) è in piena espansione, ma sta rivelando il suo lato oscuro: la crescente stanchezza dei consumatori, nota come “subscription fatigue”. Tra servizi di streaming, software, e persino beni fisici, gli utenti si trovano sommersi da pagamenti ricorrenti che, sommati alle tradizionali bollette domestiche, creano un onere finanziario sempre più difficile da monitorare e sostenere. Come evidenziato in un articolo su Domani, si parla ormai di un vero e proprio “grande ricatto” dell’economia dell’abbonamento.

Il drenaggio silenzioso e la perdita di controllo

Il problema non è solo la quantità di servizi, ma la mancanza di controllo sulla spesa complessiva. Secondo quanto riportato da Wired, in Italia la spesa media annuale per i vari abbonamenti si aggira intorno ai 600 euro, e una larga fetta di persone ha perso il conto dei servizi attivi. Già Bloomberg si interrogava sul fenomeno, chiedendosi: “Quale abbonamento disattiverai per primo?”, sottolineando come molti abbiano attivato più servizi del necessario.

Questa dispersione è aggravata dall’uso di diversi metodi di pagamento (carte di credito, PayPal, addebiti diretti) per ogni singolo abbonamento. Il risultato è un terreno fertile per pericoli concreti:

  • Addebiti non autorizzati o dimenticati: Storie di addebiti ricorrenti passati inosservati per mesi o anni, come quella virale riportata da Il Fatto Quotidiano di 65 euro addebitati per anni su PayPal, sono la prova di quanto sia facile “dimenticare” un servizio attivo. La situazione è critica a tal punto che, come rivelato su Italia Oggi, le aziende guadagnano fino al 200% in più dalle dimenticanze e dai rinnovi automatici ingannevoli.
  • Variazioni di prezzo silenziose: Le modifiche unilaterali dei costi passano inosservate, incrementando il sovraccarico dei costi senza che l’utente ne abbia piena coscienza.

Il sentimento comune degli utenti è chiaro: la necessità di un unico luogo (one place) per monitorare e gestire tutti gli abbonamenti con facilità e sicurezza, riprendendo il pieno potere sulle proprie finanze.

L’AI e l’Open Banking: la risposta del mercato

Di fronte a questa esigenza critica, l’innovazione tecnologica offre una via d’uscita. La combinazione di Open Banking e Intelligenza Artificiale (AI) si sta affermando come lo standard per tutelare i consumatori. Wired stesso ipotizzava la necessità di una “super app” per risolvere il problema.

L’Open Banking consente, in modo sicuro e autorizzato, di aggregare i dati transazionali da diverse banche, offrendo una visione completa di tutti i pagamenti ricorrenti. Su questa base, piattaforme ben addestrate con l’AI possono:

  • Identificare automaticamente tutti gli abbonamenti, anche quelli “nascosti”.
  • Allertare l’utente in caso di variazioni di prezzo o imminenti rinnovi.
  • Facilitare la disattivazione immediata del servizio indesiderato.

Questo è l’approccio adottato da realtà come OnePlaceSubs, che sta guidando il cambiamento nel mercato. Offrendo una piattaforma centralizzata e sicura, essa non solo soddisfa l’esigenza di controllo degli utenti ma stabilisce anche un nuovo standard di trasparenza e sicurezza finanziaria nell’era del “tutto in abbonamento”. La battaglia contro la subscription fatigue è iniziata, e la tecnologia è il nuovo alleato dei consumatori.

Tags: AIopen bankingsubscription fatigue

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