Terminato il concetto di proprietà, siamo entrati nell’era degli abbonamenti. La sensazione di pagare poco, anche se frequentemente, spinge verso il concetto di abbonamento, sostituendo l’idea ormai superata di proprietà e possesso.
Ci abboniamo a tutto, non solo le utenze domestiche (luce, gas e telefono), ma anche servizi di intrattenimento come Netflix, Disney+, Spotify o per l’utilizzo degli elettrodomestici come, ad esempio, la lavatrice Haier connessa e controllata a distanza grazie ad un abbonamento premium o anche agli abbonamenti offerti da case automobilistiche come BMW per avere sedili riscaldati oppure avviare l’auto in remoto con Audi Connect.
Promozioni gratuite che scadono e si rinnovano a pagamento, abbonamenti dimenticati e rinnovati automaticamente o non più necessari e rimossi nella nostra memoria. Siamo nel pieno dell’era della Subscription Economy, ovvero del modello di business basato sulla sottoscrizione di un abbonamento per accedere ad un servizio.
Secondo un sondaggio condotto da C+R Research, i cittadini spendono, in media, il 250% in più per gli abbonamenti di quanto pensano, ovvero 219 dollari effettivi contro i presunti 86 dollari. Purché se ne rendano conto! Trattandosi infatti di “micro” transazioni, spesso passano inosservate proprio perché riguardano piccoli importi. Inoltre, non sempre sono visibili nell’estratto conto, in quanto spesso vengono addebitati direttamente tramite altri metodi di pagamento digitale scelti all’interno dell’abbonamento, ad esempio Paypal e Satispay o una carta di credito come VISA, American Express o Mastercard, senza controllarli regolarmente .
Il problema è che le microtransazioni sono ormai subdole e insidiose perché sono troppe e, tutte insieme, per una famiglia media arrivano a rivaleggiare con le bollette dei servizi tradizionali come luce, gas e telefono.